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212 la via del male


E mise la sua mano su quella di lei, e non volle più mangiare nè bere, ma aveva già bevuto abbastanza, e i suoi occhi si socchiudevano, appannati dal vino e dal desiderio.

A un tratto si sollevò e disse in italiano:

— Evviva l’amore! — e baciò prima una vecchia parente sedutagli accanto, poi Maria.

Di nuovo tutti risero e applaudirono.

— Com’è allegro quel Francesco; un mattacchione, — disse zia Luisa alla sua vicina di tavola.

Pietro guardava Maria, e Sabina guardava Pietro: entrambi pallidi e cupi, parevano, davanti a quella mensa i cui vini e le vivande succulenti avevano colorito persino il viso scialbo di zia Luisa, due spettri convenuti al banchetto per portarvi il malaugurio. Ma i convitati non badavano a loro: Pietro usciva dal carcere, Sabina era una povera servente malaticcia; chi poteva occuparsi della loro tristezza? L’allegria degli altri aumentava; i piatti delle vivande si seguivano, facevano il giro della tavola, sparivano senza che alcuno pensasse più a servirsi; le parenti di Francesco, che contavano le portate, fecero scorrere due volte tutte le dita delle mani: sì, venti portate, non c’era male.

Ecco finalmente il caffè ed i liquori; le donne che servivano a tavola si fermarono dietro lo sedie degli invitati, e presero parte alla conversazione. Ed ecco, ad un tratto; un giovane istranzu, cioè d’un paese vicino, si alzò, col bicchiere in mano. Tutti aspettarono un brindisi, ma il giovinotto sollevò il bicchiere, mosse la mano sinistra con la