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la via del male 211

questo fu trinciato, il pastore si leccò con disinvoltura le dita, pulì il coltello col tovagliuolo, poi sospirò e si guardò attorno soddisfatto.

Qualche invitato lo applaudì. Lo sposo si rivolse a guardarlo e gridò, in lingua italiana:

— Ma bravo! Bravo, compare; se il re fosse qui presente vi eleggerebbe scalco dei suoi gatti.

Tutti risero, fuorchè Sabina per dolore, zia Luisa per decoro e Maria per dispetto; sì, ella cominciava a stizzirsi nel veder Francesco bere un po’ troppo. Pietro ne avrebbe certamente riso.

Il largo piatto col porchetto fece il giro della tavola; e Francesco, frugandovi a lungo, procurò per Maria i rognoni che tagliò a pezzetti e coprì di sale.

La sposa respinse con grazia la forchetta che Francesco le porgeva.

— Non ho voglia: basta.

Ma egli le mise in bocca un pezzetto di rognone: ella dovette mangiarlo, ma si stizzì alquanto.

— Va, lasciami in pace!

— Maria, ti ho offeso? — egli le chiese, fingendo un grave dispiacere. — Maria!...

— Eh, non piangere per questo! Piuttosto... — ella mormorò, rattenendo la mano ch’egli tendeva verso il bicchiere, — mi farai il piacere di non bere oltre...

— Ah, tu hai paura che m’addormenti? — egli disse, guardandola maliziosamente. — Ebbene, no, non berrò più. Più, per oggi, più, più!