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la via del male 197


Ella non aveva risposto, non aveva aperto: egli non s’era più lasciato vedere. Che veniva ora a fare? Che voleva? Si era rassegnato, o coltivava progetti di vendetta?

— Forse, — pensava Maria, — forse era meglio lasciarmi vedere, convincerlo, domandargli scusa... D’altronde, se egli avesse voluto vendicarsi avrebbe potuto farlo prima. Forse domani neppure verrà: sarà stato uno scherzo di Tatana a Sabina.

Ma intanto aveva paura e suo malgrado un pensiero poco pietoso le attraversava la mente:

— Ah, non potevano tenerlo dentro ancora un po’? Come c’è stato tre mesi poteva starci quattro. Non per desiderargli del male... ma per la pace di tutti... Se usciva di carcere dopo le mie nozze, forse si sarebbe rassegnato più facilmente.

Ecco, quattro mesi di lontananza avevano finito di smorzare il fuoco indegno che le aveva acceso disgraziatamente il cuore. Non amava Francesco, ma le pareva d’aver dimenticato Pietro: il suo cuore, guarito dal terribile male dell’amore, sonnecchiava con dolcezza, come un convalescente.

— No, — ella diceva a sè stessa, — non devo aver paura. Pietro non è capace di fare del male. Io, meglio d’ogni altro, lo so.

Mille piccole cure, d’altronde, la occupavano e la distraevano. Dopo lunghe discussioni, ella e Francesco avevano deciso di restare presso la famiglia di lei: in tal modo la casa dello sposo, affittata, poteva rendere un centinaio di scudi, e Maria,