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194 | la via del male |
— Donna Grazia Casula un presente di grano e un gattò... presto, scrivi svelta, Caderinè; sembri una gatta morta.
Caderinedda scriveva con calma e non rispondeva; ma appena si trovava sola balzava di qua e di là, rubacchiava quanti più dolci poteva e se ne riempiva le tasche, il seno, le calze...
Maria in quei giorni aveva l’obbligo, per lei intollerabile, di non far niente: tutta vestita a nuovo, con una camicia bianca come la neve, un fazzoletto a fiorami, e un cordoncino nero intorno al collo, ella se ne stava seduta accanto ad un braciere colmo di brage e chiacchierava con le parenti dello sposo.
Le donne che recavano i doni lo stringevano la mano, si curvavano su lei augurandole «tanti punti di buona fortuna quanti chicchi di grano le portavano» poi andavano a bere il caffè.
Maria ringraziava con sussiego, dicendo fra sè che non tutti gli auguri erano sinceri; zia Luisa invece riceveva le donne con affabilità aristocratica, costringendole a servirsi abbondantemente di dolci, caffè e liquori.
Maria disapprovava questo «fare splendido» della madre: anzi a un certo momento attirò zia Luisa nella camera attigua e le disse:
— Ma lasciate che prendano quel che vogliono e non vuotate il vassoio nel loro grembiale!
— Lascia fare, figlia, — disse zia Luisa, accomodandosi la benda intorno al capo. — Questi son giorni rari nella vita: bisogna festeggiarli...