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178 la via del male

una fiammata di ginepro, al cui profumo si fondeva un odore di grasso arrostito.

Il fumo riempiva la capanna, scossa da un vento furioso che pareva volesse portarla via: i contadini, seduti accanto al fuoco, facevano arrostire due intere coscie di pecora infilate in lunghi schidioni di legno.

Vedendo Pietro si confusero alquanto, mu poi risero e lo invitarono a cena.

— Che odore di carne rubata, — disse Pietro, prendendo un tizzone.

E stava per andarsene, ma i contadini dissero:

— Se non accetti il nostro invito crederemo che vuoi farci la spia. Resta: la carne rubata fa ingrassare. Eh, che, non abbiamo il diritto di mangiar bene anche noi, qualche volta? Solo i padroni devono mangiar bene?

Pietro rimase. I contadini dissero d’aver rubato la pecora da un ovile poco distante. Ma uno esclamò:

— No, è venuta fin qui; pareva dicesse: «prendetemi e mangiatemi». Mangia, Pietro Benu; hai un viso d’affamato. Perchè diventi così magro? Non ti danno da mangiare i tuoi padroni?

Poi parlarono di Maria.

— Ah, se l’avessi qui, — diceva uno dei contadini, che mangiava come un antropofago, strappando coi denti da lupo lunghi brani di carne arrostita. — Se l’avessi qui me la mangerei come questo pezzo di carne. Io non ho veduto mai una donna più bella: ogni volta che la vedo mi sento