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176 la via del male


— Dove andrò, dove finirò? — si chiese instintivamente.

La strana notte autunnale, in quella valle nuda e desolata, rinnovava la misteriosa suggestione del sogno. Pietro palpava la pistola e a momenti, fermandosi dietro qualche macchia, sentiva una bizzarra impressione: gli pareva che il suo rivale dovesse passargli davanti, nel chiarore vago del sentiero silenzioso: egli sollevava l’arma e sparava. Un grido interrompeva il silenzio pauroso della valle; poi di nuovo tutto taceva.

Pietro sentiva il suo cuore battere violentemente: aveva l’impressione d’aver già commesso il delitto. Ma poi si scuoteva, si svegliava dal suo sogno malvagio e riprendeva la via.

— Che accadrà di me? Dove andrò? Dove finirò?

E camminava, camminava, sotto quel cielo misterioso e macchiato come l’anima d’un delinquente; camminava su pei sentieri selvaggi, ora bui, ora illuminati da un chiarore azzurrognolo di luna fuggente. Anche nell’anima di Pietro regnava una luce vaga, che talvolta si estingueva completamente: e davanti a lui si stendeva, interminabile e misteriosa come nel sogno, la via del male.

L’indomani, dopo aver esaminata l’arma ancora servibile, egli la nascose fra due pietre concave, in una macchia folta e inesplorata. E riprese il lavoro. Gli pareva di essere un altro, di essersi svegliato da un lungo sogno