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munale. È vero che Maria poteva sposare un borghese, un medico, un avvocato; ma gli avvocati, dice zia Luisa, sono spiantati. Dunque, sai tu chi ha fatto la domanda di matrimonio? Indovina un po’.

Pietro sollevò il capo, fece il suo solito gesto sprezzante.

— Il sindaco, bello mio; il sindaco in pelle ed ossa, — annunziò il padrone: e voleva essere ironico, ma non riusciva a nascondere una certa soddisfazione vanitosa. — Benissimo, — proseguì, levandosi la berretta e rimettendosela un po’ a sbieco sul testone arruffato. — Faremo come vorrete voi. Soldi ci sono, in casa Rosana! E Maria pare fatta apposta per contar denari.

— Dicono però... — cominciò Pietro; ma ripetè il suo gesto sprezzante e s’interruppe.

— Dicono? Che cosa dicono? Rispondi, eh! Dicono?...

— Dicono che Maria non è innamorata di Francesco...

— Innamorata? Peuh, chi lo sa? Le donne, ti ripeto, non s’innamorano più. Però nessuno la costringe. Lei lo vuole, lei se lo piglia. Io non ho neppure tentato d’esprimere la mia opinione.

— È finita! — pensò Pietro.

L’accento sincero e le confidenze del padrone gli mostravano le cose nella loro brutta realtà. Maria lo aveva tradito volontariamente: e chissà da quanto tempo ella covava il tradimento!