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162 la via del male


— Addio, Francesco.

Pietro si sentì morire: il cane gli sfuggì di mano; egli si rizzò, s’avvicinò, si fermò anch’egli sul quadrato di luce, e vide come in un sogno la figura di Maria. Ella teneva la candela in mano; vedendo Pietro impallidì e lo guardò spaventata, ma il cane era già in cucina e zio Nicola s’affacciava alla porta gridando:

— C’è qui Malafede! Oh, che diavolo vuol dire? Ah, ci sei anche tu, bello mio?

Pietro non l’udì: guardava Maria, e Maria s’allontanava dal portone.

Non una parola fu scambiata; ma Pietro comprese che tutto per lui era finito. Entrò e chiuse il portone.

— Buona notte. — disse poi, attraversando il cortile. — Ah, voi non m’aspettavate certo!

Maria sentì che egli si rivolgeva a lei: ebbe paura; istintivamente spense la candela e si rifugiò in cucina, dietro le spalle di zio Nicola.

Ma Pietro non le rivolse più neppure lo sguardo.

Egli entrò e sedette accanto al fuoco, nell’angolo dove aveva trascorso tante ore felici, sullo sgabello forse abbandonato dal suo rivale... Sentiva un desiderio feroce di urlare, di rompere e devastare tutto intorno a sè; avrebbe voluto prendere un tizzone ardente dal focolare, scuoterlo in giro, appiccare il fuoco a tutto, a tutti, perire in questo incendio d’odio e di disperazione. E non mosse una mano, non sollevò gli occhi. Il dolore lo paralizzava.