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invece pensava a lui quasi con odio. Perchè si era fatto amare, quel servo? Perchè si era messo sulla sua via, come una pietra che bisognava saltare con pericolo?

Spesso, bisogna dirlo, bastava il ricordo degli occhi e dei baci del povero servo perchè Maria rivolgesse il suo rancore contro Francesco; quel ricordo destava in lei un tumulto di passione e di rimorso, la incatenava al passato, la faceva piangere di angoscia e di desiderio. Ma poi una vicvina veniva per comprare orzo o frumento o mandorle, guardava sorridendo servilmente la giovane proprietaria e le diceva:

— L’hai visto passare?... Fa pena davvero! È diventato magro... Eh via, sei più dura di queste mandorle: hai il cuore nero, tu! E dire che egli è così ricco, così grazioso! Il più bel giovine di Nuoro; il più ben vestito! Bada di non pentirti, Maria!

Ed ella ricadeva nei suoi sogni ambiziosi.

Vennero i giorni della vendemmia. Pietro ritornò in paese, e a mala pena ottenne da Maria un breve colloquio notturno.

— Sono malata, — ella gli disse. — Ho la febbre: senti come scotto. Ho paura di morire.

Scottava davvero, era pallida e tremava. Pietro la fermò un momento, poi la pregò di ritirarsi, di mettersi a letto e di curarsi.

Ella s’avviò barcollando: quando fu vicina alla porta si volse e disse:

— Pietro, bisogna esser prudenti. In questi giorni ho rifiutato un grosso partito, e mio padre