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148 | la via del male |
— Non l’ho mai visitata, la tua casa, — ella rispose, guardando le finestre.
— In estate c’è fresco nell’orto, — egli riprese.
E aggiunse, sottovoce: — Prenderemo il fresco sotto il pergolato, non è vero. Maria?
— Non so ancora... — ella rispose timidamente.
— Ma la casa ti piace, non è vero? La strada è bella; in carnevale è sempre piena di maschere e di gente allegra...
— Salude sos festaresos, — salutavano le vicine di Francesco, uscendo sulle porte. — Vi siete divertiti? Ci avete portato del torrone?
— Comare mia, l’abbiamo smarrito per la via, poichè i sorci hanno bucato le nostre bisacce! — . diceva scherzando il giovine proprietario, mentre Maria salutava col capo, sorridendo allo sue future vicine.
Intanto zia Luisa aspettava, filando, ritta sul limitare del portone.
Qualcuno passò e le annunziò che Maria ritornava, seduta in groppa alla cavalla di Francesco FRosana. Un lieve rossore colorì il viso scialbo di zia Luisa: poi ella si toccò il corsetto, por assicurarsi che era allacciato, si ricompose la benda intorno al volto, strinse le labbra e attese, solenne e imponente. Appena vide i due giovani e distinse la mano di Francesco posata su quella di Maria, la vecchia gatta capì che il matrimonio era bell’e concluso e si sentì giustamente assalita da un impeto di gioia.