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rossa si mise vicino a Maria, col turibolo acceso che oscillava e fumava.

Allora la folla si accalcò fin sui gradini dell’altare, e Maria dovette levarsi in piedi. Qualcuno le sfiorò la mano; ella si volse, vide Francesco alle sue spalle e sorrise; allora egli fece di tutto per mettersele vicino, e quasi la cinse e l’abbracciò.

La folla aumentava sempre. Voltandosi, Maria scorgeva un’ondulazione di teste variopinte, e attraverso la porta spalancata, in un quadro di luce vivissima, vedeva altra folla, altra folla ancora, stretta, pigiata sulla spianata della chiesa e sui dirupi intorno. Ella non aveva mai veduto uno spettacolo più imponente, un quadro più luminoso e colorato, neppure nei giorni della settimana santa nella cattedrale di Nuoro. Erano costumi e tipi di quindici o venti villaggi: vecchie teste jeratiche di pastori; fisionomie di nobili, aristocratiche come fisionomie di duchi autentici; profili bronzini di isolani delle montagne; lunghe capigliature preistoriche; visini di cammeo, occhi saraceni neri e profondi come la notte; bocche rosse e guance pallide; teste avvolte in bende gialle, nere, bianche, coperte da cappucci, acconciate all’orientale, nascoste da larghi fazzoletti frangiati, velate di merletti, inquadrate da bende dure inamidate.

Qualche altra donna coi capelli sciolti appariva tra la folla, ma nessuna aveva la magnifica chioma di Maria; quando, all’Elevazione, ella s’inginocchiò, spingendosi verso il sacrista rosso, i suoi capelli sfiorarono il suolo.