Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
la via del male | 137 |
figura di qualche borghese. E il vino e i liquori rallegravano l’anima dei fieri paesani; e l’acquavite odorava con un profumo di fiore fatale.
Maria e le compagne mangiarono, e poi indossarono la tunica e si avviarono nuovamente verso la chiesa.
Il sentiero s’allargava, aspro, a scalinata, quasi tutto tagliato sulla roccia, fra massi enormi e macchie e alberi sempre più selvaggi e contorti. I costumi colorati delle donne sfolgoravano sullo sfondo luminoso della salita; le voci si perdevano nel silenzio puro delle cime incoronate d’azzurro.
Ma intorno a sè Maria continuava a sentire delle frasi sciocche, qualche volta indecenti; i giovinotti correvano per vederla, si fermavano, la fissavano; era tutta un’esplosione di ammirazione primitiva, che offendeva e lusingava la bella dai capelli sciolti.
Qualcuno domandava:
— Di dove è quella ragazza?
— Di Nuoro.
— No, è d’Orane.
— No, è d’Orotelli.
— Di dove sei, bella?
— Di casa del diavolo — rispose Rosa, seccata e invidiosa.
Tutti risero e si misero a gridare:
— Viva Nuoro!
I mendicanti, fermi presso le croci che sorgevano di tratto in tratto ai lati del sentiero, tendevano la mano e cantavano con voce cadenzata una specie di lamentazione dolorosa. Nessuno ascoltava