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la via del male 135


Maria si trovò fra la calca, in mezzo a un gruppo d’uomini che ammirandola oltre il necessario le rivolgevamo frasi galanti e scherzavano a proposito dei suoi capelli sciolti.

— Sembrano la coda della mia cavalla nera; guarda, Predu Maria, guarda.

Custa pizzinna1 sembra davvero la tua cavalla quando le mosche la molestano.

— Peccato che non si lasci mettere il freno.

— Predu Maria, prova a montare in sella.

Maria arrossiva, ma fingeva di pregare, e non rispondeva.

La folla cresceva: da tutti i sentieri, da ogni sfondo di bosco, affluivano cavalli, pedoni, carri tirati da buoi, cani, mendicanti; era gente della Barbagia, erano nuoresi superbi, belle fanciulle di Orane, rosee nella loro benda bianca, donne di Mamojada dal corsetto rosso, pastori d’Orgosolo dal costume lanoso e primitivo dei Sardi pelliti: erano azzimati Dorgalesi dai lunghi riccioli, e donne d’Oliena con gl’immancabili cavalli carichi di vino. E salivano anche i Baroniesi dalle calzature di pelle, e tra la folla si distingueva qualche donna del Goceano, pallida e dai grandi occhi arabi, e qualche donna del Campidano, dal fazzoletto giallo spiegato sul capo, dorata e rosea in viso come una Madonna bizantina.

Il sole era già alto e penetrava nel bosco quando Maria e le compagne arrivarono all’accampamento

  1. Questa ragazza.