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128 | la via del male |
I lunghi capelli neri le ondeggiavano sulle spalle, inumiditi dalla rugiada: la brezza lai volta glieli scompigliava, gettandoglieli sul viso, ma questo fastidio le veniva poi ricompensato dalla soddisfazione di sentirsi lodare dalle sue compagne di viaggio.
— Sembri una fata, Maria Noina, coi luoi capelli sciolti.
— Sembrano i capelli di Mariedda, i tuoi capelli, Maria Noina.
Mariedda è la fanciulla delle favole, rubata dall’orco; i suoi capelli erano così lunghi ch’ella gittò la sua treccia per la finestra e il figlio del re se ne servì come d’una corda per salire fino a lei.
— Dio guardi i tuoi capelli. Maria Noina: lascia ch’io li tocchi per evitarti il malocchio...
Preghiamo, — propose Rosa S’ispina, invidiosa delle lodi che le compagne rivolgevano a Maria.
Questa guardò una stella che tremolava sopra il santuario del monte Cìonare, e intonò a voce alla il rosario.
Ma la prima a ridere scioccamente fu Rosa, e le compagne non poterono proseguire. Allora Maria propose che ciascuna pregasse per conto proprio, e tutto fu silenzio.
La luna illuminava il vasto paesaggio desolato, le grandi tancas inaridite dall’estate e qua e là annerite da recenti incendi. Qualche fuoco di pastore perduto in quelle solitudini melanconiche appariva misterioso come un fuoco fatuo, come una lingua rossa emergente dalla terra nera, dietro i muricciuoli o fra le stoppie rase e l’asfodelo secco; e in