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124 | la via del male |
Zio Nicola le rimproverava sovente il disordine in cui ella teneva ora i registri e le carte: zia Luisa ricordava la sua giovinezza e pensava:
— Maria ha bisogno di marito: è tempo che qualcuno si decida.
E poichè gli avvocati e i ricchi borghesi non si decidevano a domandar la mano di Maria, zia Luisa parlava male di loro e cominciava a lodare i ricchi paesani.
— Gli avvocati! Pezzenti, imbroglioni: uomini di mala fede, che vendono l’anima loro per un pugno di soldi: chi di loro è degno di legar le scarpe di Francesco Rosana? Soldi ci vogliono, in una casa per bene, non chiacchiere e scarpe lucide sopra e rotte sotto. Francesco Rosana, e qualche altro, quelli sì sono uomini: uomini forniti di tutto: di sapienza e di beni: gli avvocatucci e i piccoli borghesi muoiono di fame.
Le chiacchiere di zia Luisa arrivavano fino al Rosana, il quale non cessava di guardare Maria quando l'incontrava in chiesa o per la strada.
Quell’anno Maria non fece neppure il precetto pasquale: non aveva la forza di confessarsi, e temeva che il sacerdote non l’assolvesse dal peccato di amare e baciare un uomo che ella non intendeva sposare.
— Io sono doppiamente peccatrice, — ella pensava, — poichè inganno i miei genitori e inganno Pietro.
Intanto arrivò il tempo della mietitura. Pietro stette lunghe settimane lontano, ma ottenne da