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sentita, nella solitudine della valle deserta. Egli la baciava e taceva, e teneva gli occhi chiusi: ella aveva paura, ma a poco a poco le ginocchia le si piegavano, l’ardore delle labbra di Pietro si comunicava al suo sangue: le pareva di dover morire...

Svegliandosi e ricordando che Pietro l’aveva veramente baciata, ella confuse l’impressione della realtà con quella del sogno; un senso di dolcezza mai provato le invase il cuore. Ma subito dopo sopraggiunse la reazione.

Pietro Menu, il suo servo, l’aveva baciata! Ella era stata baciata da un servo! Vergogna suprema! Non esistono imprecazioni e insulti che ella fra sè e sè non prodigò quella mattina al servo sfacciato e vile. Come gli sarebbe ricomparsa davanti? Oramai egli poteva guardarla con occhi da padrone e mancarle ogni momento di rispetto. Via, via, cacciamolo via, come un cane appestato... Egli però potrebbe vendicarsi; potrebbe spargere calunnie sul conto dei suoi padroni, far loro dei dispetti e dei danni, tagliare gli alberi nella vigna, ammazzare i buoi, incendiare le messi. Un uomo offeso è più temibile della tempesta e del fuoco. Eppoi, non si sa mai, gli uomini sono tanto imprudenti e focosi! Che farebbe zio Nicola sapendo.... Dio ne liberi, potrebbe provocare uno scandalo, forse un fatto di sangue...

Meglio tacere, essere prudenti, evitare i guai, con la dolcezza si ottiene ciò che non si ottiene con la violenza.