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levarsi del sole: era un limpido e colorato mattino d’autunno; la terra e i muri umidi di rugiada vaporavano lentamente; sul noce brillavano lunghi fili di bianche perle, di cui talune, scivolando sulle foglie, cadevano al suolo in gocciole luminose. Stagnava in lontananza un basso lago di nebbia diafana e azzurra; e una fila di vecchi mandorli protendeva su quel delicato sfondo vaporoso i suoi rami dritti e oscuri, coronati da pennacchi di foglie d’un bel giallo-rosso sfumato.

Più in qua un pesco secco e giallo, sotto l’obliqua irradiazione del sole pareva un trasparente albero d’oro, cosparso di smeraldi e rubini.

Più in qua ancora, dietro il noce, un piccolo ciliegio dalle grandi e rade foglie rosse, tremava come un albero di corallo, sanguinante.

E da per tutto, su gli alberi colorati, sui muri fumanti, sull’erba rinascente negli angoli umidi dell’orto, la rugiada e i sottilissimi fili violetti dei ragni brillavano iridati.

Maria prese il piccolo viale di mezzo, qua e là fiancheggiato di rosai e di gialle viti e cosparso di secche foglie umide, e andò dritta alla vasca. I salici stillavano acqua; dietro il muro assiepato cantava sempre la cingallegra, e il cielo s’ergeva azzurro e fresco.

Alta e limpida l’acqua della vasca rifletteva