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mormorìo del villaggio, delle acque, dei noci sussurranti nel vespero sereno, la lucerna crepitava mandando una viva luce per la stanza sempre seria e pura.
Stefano si mise ancora a ridere fanciullescamente, senza un plausibile motivo; lo divertiva la curiosa e imbarazzante situazione e sentiva i nervi scossi, ma gaiamente, quasi vibranti per la dolce stanchezza della passeggiata, per il presentimento della nuova vita forte e salutare che fra poco lo avrebbe rinvigorito.
— Cosa avete, babbo? Siete molto stanco? Volete qualche cosa? Di’, Maria, hai ancora di quel vino famoso?
E rideva maliziosamente, chinando il viso per guardar meglio suo padre.
— Sa, donna Maurizia, l’ho pagata cara, può dirglielo Maria; ma la colpa è stata tutta di sua figlia....
— Perchè di mia figlia? — domandò freddamente donna Maurizia.
— È stata lei a farmi bere! Il vino scendeva giù limpido e dolce come il miele, ed io credevo si facesse per burla. Invece....
— Io? Io? Che colpa ne avevo io? Se tu non avessi voluto! Che dite voi? — si difese Maria, rivolta al suocero.
Don Piane aveva il viso illuminato: da qualche momento vedeva la zampetta chiara di Mi-