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— Batti il bastone su quella melagrana.

Stefano alzò il bastone, ma lo riabbassò tosto ridendo:

— Non arrivo: è poi un furto!

— Oh, disse Maria con semplicità, guardando sempre verso l’albero: — stasera ritorno in casa mia, non è vero?

— Come? — fece egli volgendo il viso; e, forse per il riflesso del cielo, diventò rosso fin nella nuca.

— Come? Ritorno a casa perchè non c’è più bisogno di me.

— Il bisogno c’è, c’è! — affermò egli, battendo due volte il bastone sopra una foglia di vite.

— Non c’è, non c’è! tu stai benissimo.

— Io sto benissimo..., — cominciò egli, e tacque: e in un istante, durante il quale Maria parlò di cose che egli non intese, pensò che mai più, meglio che in quel momento, in quell’ora e in quel luogo, gli sarebbe capitata l’occasione di rivelarle il segreto sentimento che da tre giorni, col rifiorir dal sangue e della vita, lo teneva ansioso e concentrato in desideri indefiniti. Ma, attraversando i pampani co’ suoi passettini da pulcino, don Piane s’avvicinava.

— Io sto benissimo, ripetè Stefano, — ma almeno fino a domani tu devi restare.

— Non posso.