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il velluto grigio del dorso sulle guancie e sul collo e leccandole le orecchie con la rosea linguetta aspra, le dava un bizzarro piacere.
— Me lo piglio? — disse una notte.
— No, che lo strangolano quelle streghe! — osservò zia Larenta adirata.
Rientrando in casa Arca, accompagnata dalla vecchia domestica, una sera Maria vide Serafina uscire con un involto nel grembiale.
— Vorrei sapere che ha e dove va — disse ritirandosi vicino al muro.
Cosa fece zia Larenta? pedinò la domestica, e l’indomani sera, quando Maria fu a casa sua, la vecchia disse, chiudendo malignamente un occhio:
— Sa dov’è andata quella donna? A casa sua. E sa cosa portava? Una pezza di formaggio.
— Come lo sai?
— Ho ascoltato alla sua porta, disse semplicemente zia Larenta, che aveva una speciale abilità di origliare per conto suo e degli altri.
— Lasciate fare a me, ora! — esclamò Maria sollevando la mano aperta.
L’indomani Stefano lasciò il letto: era quasi guarito, e della sua malattia il porpureo medico diede questa semplice spiegazione:
— Donna Maria, senta bene. Prima di tutto la perniciosa colse il nostro malato, che, natu-