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e liquidi come l’acqua della vasca, mentre fra le pallide fronde dei salici palpitavano le scintille della luna nuova, il poeta aveva con un sottile gambo d’asfodelo tracciato sulla diafana pagina delle acque un nome caro: Maria.

Conchiudeva la poesia:

               Se tu un giorno verrai sotto i paterni
          salici, guarda: forse l’amoroso
          sguardo de l’acque nel misterioso
          seno il pio nome ancora leggerà!

I versi non erano molto eleganti, ma per Maria erano un capolavoro d’arte, e, rileggendoli ora nel — misterioso seno delle acque sotto il riflesso del pallido cielo autunnale, ripeteva amaramente: — Perchè son venuta? e perchè egli non è più qui, ora che ci son io?

L’angoscia inesprimibile del desiderio di ciò che non era più, desiderio struggente nella sua disperazione, la riprese: a poco a poco i versi sparvero nella trasparenza dell’acqua, l’immagine si coprì di un velo grigio, e sul capovolto riflesso dei salici passò un bagliore di nuvole vitree. Ella piangeva.

Don Piane intanto finì di seppellire la sua vittima, vi calcò sopra un piede, mormorando parole di maledizione contro tutte le cavallette del mondo.

Quando rientrarono in casa Maria aveva di