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alto, al di là dei cespugli di rose canine già sfogliate, garofani violacei, vilucchi e margherite svanivano nell’aria.

Perchè crucciarsi in vane fantasie? Dopo tutto egli non poteva cambiar l’aspetto secolare delle cose e delle istituzioni: dopo tutto egli, se non impedito, non aveva neppur commesso il male; e se errore c’era si poteva ancor rimediare, aiutando Filippo Gonnesa ad andarsene lontano, magari nelle libere Americhe, e col tempo appurare e rimediare le cose.

E le cose ora gli parevano tutte facili e rimediabili. Da qualche momento non provava più inquietudine sullo stato di Maria; gli sembrava ch’ella stesse bene, che la creatura fosse nata felicemente, e non dubitava non fosse un maschio. Il trotto della giumenta lo avvicinava alla perfetta felicità.

Con mai provata dolcezza pensò alla sua casa, e mai come in quel momento la vecchia casa pisana scintillante al sole, eretta su uno sfondo di cielo deserto che le dava illusione di villa perduta in campagna, gli parve più pittoresca e comoda.

Come nella lontana sera d’autunno, dopo la malattia che tanto aveva influito sul suo fisico e sul suo morale, egli parve risvegliarsi all’affetto delle cose famigliari. Ripensò l’orto coi rosai ed i fiori che, piantati al tempo in cui veniva rimodernata la casa, s’erano poi