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mettendosi in viaggio proprio quella notte e solo.

— Io non ho fatto male a nessuno, — egli disse con occhi lampeggianti, — quindi non temo nessuno. Io parto.

— Tu non partirai!

— Io parto! — gridò sbattendo il tovagliolo sulla parete.

Ma donna Maurizia fece nascondere la giumenta, e un po’ colle buone, un po’ colle cattive riuscì a persuaderlo di attendere almeno fino all’alba. Dopo breve sonno inquieto, all’alba partì.

Lo urgeva però qualcosa di strano, un indefinibile sentimento di angosciosa inquietudine, come se davvero lo attendessero per via gli occulti pericoli temuti da donna Maurizia. Era il disgusto del giorno prima, era il pensiero di Maria, era il disagio della cattiva cavalcatura, ai cui fianchi gli sproni davano crudeli punture, buone solo a provocare un maledetto trotto, e in conseguenza un rombo entro le viscere dell’animale.

Per buon tratto di strada non apparve nessuno. Nell’alba già calda e limpidissima, non passava alito di vento: dalle macchie fiorite, dai radi alberi, dai gialli grani immobili nell’argentea luminosità dell’oriente, da tutta la grande selvaggia vallata che lo stradale costeggiava, salivano acute fragranze aromatiche. Nei