Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/276


— 268 —


vecchio padre di Filippo, e indistintamente si profilava il volto cadaverico e i lunghi capelli neri dell’altro condannato.

Quando riebbe piena la lucidità dei suoi pensieri si trovò ancora nel piazzale della chiesa, nel sole un po’ dolce del pomeriggio, davanti al luminoso orizzonte chiuso dalla verde linea del paesaggio. Ma una querula turba d’avvocati, di testimoni e curiosi lo attorniava; le vie, prima deserte, formicolavano di gente che parlava, rideva e gestiva; e come d’intorno spariva la chiara quiete del pomeriggio, così nel suo cuore, nel sangue e in ogni fibra serpeggiava una indescrivibile sensazione d’angoscia.

Verso sera, essendo stata telegrafata al paese la notizia, giunse un dispaccio di risposta.


Non comunicata notizia a Maria che sta per dare alla luce sua creatura. Urge ritorno.

Costantino»


— Io parto subito! — disse Stefano alla suocera, levandosi da tavola col tovagliolo in una mano e il dispaccio nell’altra. — La notte è bella; prendo la vostra cavalla e voi domani ritornerete in vettura.

— Sei tu matto? — gridò donna Maurizia, e gli espose i pericoli a cui andava incontro,