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lo sdegno, il mal animo che da tanti giorni gli avvelenavano il sangue; e volgendosi verso un paesano disse rudemente:

— Zitto voi! Che c’è da ridere e commentare?

— Mudu sia bostè!1, — l’altro rispose insolentemente. — Rido perchè non sono in casa sua! Che gliene importa?

Ma qualcuno gli tirò dietro la falda del cappotto, dicendo sommessamente un nome, e il paesano si chetò guardando Stefano con una certa curiosità mista a timore, ma non priva d’ironia; anche altri astanti si volsero, guardando con la stessa espressione il giovine signore: egli si sentì scoppiare, e per non compromettersi uscì.

Il famoso orologio di Santa Maria, gloria e vanto di Nuoro, segnava le due: il sole di giugno, caldo abbastanza ma non ardente, e temperato da un gradevole venticello spirava nel piazzale e nelle deserte adiacenze della cattedrale: scintillavano puliti e chiari i gradini e il lastricato di granito; ondeggiavano lentamente alla brezza i verdissimi alberi del giardinetto vescovile, da cui saliva un forte profumo di fiori caldi; e in lontananza, sullo sfondo del luminoso orizzonte, una linea di

  1. Che ella sia muto!