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curiosità nella folla, egli lampeggiava collera dai socchiusi occhi, e le orecchie gli ardevano.

Tuttavia anche la parte civile dovette accennare al fatto intimo che aveva generato l’odio fra gli Arca e i Gonnesa; ma lo fece con tanta sottigliezza e tatto, dicendo come da Silvestra, tratta verso propositi monastici, era partito il rifiuto, che Stefano volle convincersi esser avvenuto così e non altrimenti.

La difesa sfoderò il vero, e, abbandonandosi a un certo sentimentalismo, dipinse con frasi comuni, non prive però d’efficacia teatrale, l’infelice stato dei due giovani amanti così crudelmente e inesorabilmente separati.

Visibilmente Stefano s’alterò, perchè, dopo tutto, benchè ritenesse Filippo innocente, ancora il suo nobile sangue si rivoltava all’idea di Silvestra innamorata d’un uomo povero e plebeo: e soprattutto lo avviliva il sentir il nome puro di sua sorella pronunziato per le aule da immonde bocche della folla. E appunto intorno a lui la folla commentava, e se taluno si commoveva, la maggior parte però, con quell’acuto e talvolta maligno spirito caustico dei Nuoresi, volgeva la cosa in ridicolo e peggio.

Per un momento egli sentì tutto il sangue salirgli alla testa, sentì acuto desiderio e prepotente bisogno di pigliarsela con qualcuno di quei curiosi sfaccendati, per sfogare tutta l’ira,