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un portafogli con dei biglietti di banca tagliati in due: una metà di questi era stata distribuita a molti testimoni che, solo deponendo quanto donna Maurizia desiderava, avrebbero avuto il resto del biglietto a dibattimento finito.
Quando Stefano giunse a Nuoro il terreno era già preparato e bene; anzi osservò che tanto gli avvocati come i testimoni usavano con lui una certa diffidenza, o almeno lo consideravano come uno di più.
Ma anche i Gonnesa non restavano inerti; era giunto il padre di Filippo, l’aquila vecchia dagli acuti occhi turchini e dalla pronta favella; lo circondava un codazzo di testimoni non tutti puri.
Il primo e il secondo giorno lo svolgimento del processo parve favorevole agli accusati: il Felix, un bell’uomo alto, roseo, sbarbato, e con lunghi capelli neri, persisteva nel dichiararsi innocente; non sapeva nulla; poco aveva conosciuto il Chessa e mai avuto relazione coi Gonnesa.
I testimoni procedevano timidi, impacciati e svogliati, accordandosi solo nell’accusare vilmente il Chessa, morto e sepolto; e i giurati cominciavano a lasciarsi più o meno suggestionare dagli amici dei Gonnesa, quando il terzo giorno apparve la selvatica barba di Arcangelo Porri. Egli giurò di avergli il Chessa confidato dover uccidere Carlo Arca per in-