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attorno ai polverosi focolari dei pastori, che del processo famoso. Solo Stefano si manteneva in riserbo glaciale e ingiustificabile, lasciando che i parenti intrigassero fra loro e donna Maurizia affilasse le spade, o meglio la lingua dei testimoni veri e falsi. Anche il buon don Costantino veniva travolto dalla corrente; lo tiravano di qua e di là, gli imponevano passi contrari alla sua coscienza. Solo quando intese che anche sua moglie sarebbe andata a Nuoro per assistere ai dibattimenti osò opporsi:
— Faresti meglio a restar qui per assister Maria! — le disse amaramente. — Non basteranno Stefano e gli avvocati della parte civile?
— Stefano! — rispos’ella con non minore amarezza. — Non vedi che sta diventando un cretino? Non voleva ritirar la parte civile? È meglio che resti lui, qui, ad assister la moglie, poichè mi sta diventando più sciocco e timido d’una donna. Se ci vado io, a Nuoro, ci vado appunto perchè egli, son certa, imbroglierà le cose!...
E anche prima del genero ella partì alla volta di Nuoro, fieramente seduta a cavalcioni sulla sella d’una vecchia giumenta, armata di revolver e con un immenso parapioggia di seta cremis minacciosamente aperto contro il sole. Avea la bisaccia ricolma di regali per gli avvocati della parte civile, e teneva in seno