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VIII.


I grani maturavano sull’altipiano e la speranza di Stefano era vicina a compiersi.

Ancora una settimana, e forse meno, e l’aspettato sarebbe finalmente giunto. Di giorno in giorno Maria era diventata per suo marito qualche cosa di sovranamente sacro. La circondava quindi di cure e riguardi infiniti; la conduceva dolcemente attraverso i viali dell’orto, e le parlava come neppure durante la luna di miele le aveva parlato: ed ella ascoltava un po’ stupita, un po’ commossa.

Era nell’orto una calda fioritura di rose, di ranuncoli, di sproni da cavaliere, di sanguinanti verbene, d’altri fiori e di erbe aromatiche un po’ inselvatichite per la nessuna cura che s’aveva nel coltivarle: l’acqua della vasca brillava cristallina attraverso i tronchi dei salici, e sui muri sporgevano già, fra le gialle ombrelle della cicuta e dell’anice odoranti al sole, le diafane e coralline coppe dei papaveri. Sui rustici pergolati fiorivano i tralci della vite, dai riccioli ancora teneri e le estreme foglioline gialle ancor piegate e ricoperte di delicatissima peluria. Al di là dell’orto, nei campi