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i servi pastori contenti del pane che loro si forniva; e il formaggio era finalmente ben manipolato e le provviste ben conservate. Ai bei tempi di Serafina il cacio, non abbastanza affumicato, non mosso, non esposto all’aria, si muffiva, per cui prima di venderlo si doveva raschiarlo e poi tingerlo con una certa miscela che dava alle forme un bel colore di formaggio stagionato; inoltre non era raro il caso che qualche grosso sorcio, e una volta anche un gatto, andasse a naufragare nella vasca della salamoia ove galleggiava il cacio fresco, e persino nelle grandi olle d’olio di uliva.
Ora nulla di tutto ciò accadeva; e nonostante le incalzanti faccende domestiche, Maria trovava il tempo di recarsi talvolta nella sua casa paterna ed aggiunger qualche trama alla bianca coperta dalle rosse rose; ma ora queste visite si facevan più rare, forse perchè le eleganti camere della casa pisana, sui cui pavimenti a mosaico e sui tappeti il passo leggero di lei cominciava a farsi lento e grave, la circondavano finalmente con quella tenera e profonda dolcezza delle pareti amate e conosciute; forse perchè, appunto rendendosi grave e lento il passo, ella sentiva bisogno di raccogliersi in se stessa, di sedersi accanto al camino e tagliarvi e cucirvi qualche cosa di così piccolo e così grande da richiamare tutta la sua attenzione.