Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 203 — |
vi è dunque nulla quassù? Neppur un’aquila davvero?
— Ah! Ah! — rise il pastore; ma probabilmente con un altro genere di riso giallo. — Altro che ce ne sono! Ma se avesse incontrato quella, eh?
— Gelsomina! — gridò acutamente Stefano, vedendo il cane correr dietro un povero porcellino spaventato.
— Lo prende per un cinghiale! Ohc! ohc! tè! tè! — gridò il pastore battendo le mani. Poi si volse ancora al padrone: — Se avesse incontrato quell’aquila?...
— Avrei fatto quel che mi pare e piace. E così vi prego di far voi. Il resto lo farà la giustizia. Andate e date qualche cosa al cavallo. Ma non c’è dunque nessuno, da queste parti?
— I miei compagni son tutti dispersi qua e là, che il diavolo li disperda. Io dissodavo là sotto; ma ho un bue malato e temo mi muoia. Ho mandato mio figlio nei salti d’Orgosolo, in cerca del lentischio vero, e credo tornerà stasera.
— Cosa è questo «lentischio vero»?
— Oh che non lo sa? — disse il Porri convinto. — È una delle poche macchie di lentischio sacro che si trovano nell’isola di Sardegna: ha le foglie grandi e lucenti, che guariscono le malattie del bestiame.
— Oh chi diavolo l’ha consacrato? Chi gli