Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 201 — |
radunare i porci sbandati: — Oh, oh! Och, och! ’Zo, ’zo!
— Ecco l’amico, pensò Stefano, — vediamo che viso fa nel vedermi.
Poco dopo incontrò il Porri, più che mai sporco, con la barba che sembrava proprio una foresta arrossata e ingiallita dai venti autunnali, e la berretta calata fin sugli occhi.
— Oh, compare don Istene, oh, che Dio lo salvi, oh, che buon vento l’ha portato qui! — cominciò a gridare, cessando di batter le mani e di radunar i porci; ma bastò a Stefano un’alzata di ciglio per accorgersi che la sua presenza turbava il pastore.
— È un’ora che vi cerco! — disse rudemente. — Dove diavolo v’eravate ficcato? Vi è della caccia da queste parti?
Accorgendosi, a sua volta, della poco lieta cera del padrone, che forse aveva incontrato e indovinato donde proveniva Filippo Gonnesa, il pastore volse l’argomento in suo favore.
— Se fosse venuto un’ora fa, sì che ne avrebbe trovato buona caccia! — disse ridendo malignamente. — Non ha incontrato nessuno?
— Io? Nessuno! — rispose Stefano freddamente.
— Non sa chi c’è stato? L’aquila nuova (s’abile noa, così si chiamava il Gonnesa, il cui padre era soprannominato l’aquila antica.) — È venuto a minacciarmi che guai se pronunzia-