Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 185 — |
Ma probabilmente ella si sbagliava sulla persona minacciata, perchè cambiò fisonomia quando Stefano, ch’era entrato nella camera attigua, ritornò dicendo:
— Se viene ancora sua moglie gettala giù per le scale....
— Ecco una cosa che non saprò fare! — rispose ridendo Maria.
— È Arcangelo Porri che frusta! — pensò la serva, e picchiò, dicendo: — Il cavallo è pronto.
— Addio, cara, — disse Stefano alla moglie, sollevandosi per staccare il fucile dalla panoplia delle sue armi. Si mise ad armacollo il fucile e baciò Maria.
— A che ora sarai qui?
— Non so. Farà una bella giornata. Addio, Maria.
Ella lo accompagnò per le scale tenendogli la mano e pregandolo di non far sciocchezze; ma appena fuori del paese egli prese appunto la via che conduceva a Nuraghe ruju, la tanca ov’era l’ovile del Porri.
Scuotendo le piccole orecchie, inarcando elegantemente la coda, il cavallo trottava a testa alta; i tre cani, di cui due color caffè-latte, con occhi castani limpidissimi, si rincorrevano, mordicchiandosi per gioco, fiutando per terra e abbaiando: talvolta restavano indietro, si fermavano, infilavano sentieri diversi da quello per-