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mente ai salici se, vivendo, Carlo Arca avrebbe potuto renderla più felice di Stefano.

Immobili rabeschi di pallido smeraldo sul fondo alluminato dell’occidente, i salici tacevano; ma a misura che cadeva la sera e l’occaso diventava roseo, un tenue fremito li agitava, e a quel brivido tremolava l’acqua fatta rosea; allora col timido sussurro dell’ondeggiar dell’acqua salivano i buoni versi del morto:

                    ...quando s’ama molto
          La vita è come un delicato fiore,
          Che profuma col suo più dolce odore
          Il vento che i suoi petali strappò.

La sposa allora imponeva alle sue labbra il sorriso, e tornava nella dolce tormentosa casa, dove si sentiva sempre come straniera, per combattere a forza d’amore le bizze del vecchietto rimbambito, le perfidie delle domestiche e la terribile e spesso invincibile noia del marito.

*

Uscendo dalla casa del suocero, Stefano diede un gran sospiro. Lo sollevava alquanto l’essersi sfogato, sia pure con gente ch’egli riteneva molto inferiore a sè.

La luna era tramontata e il paese caduto in un profondo silenzio; i noci stormivano lieve-