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mogliato; ma in altra parte dell’anima, che non era nel cuore, in un luogo ove fermentava l’acre lievito della noia, del disgusto e del dispetto d’una esistenza sfaccendata e inutile e piena solo di piccole miserie domestiche e paesane, naufragò il desiderio dolce e buono.

— Per questo appunto! — disse la dispettosa voce del maligno luogo.

— Va bene, dunque! — affermò allora Maria, e gli occhi si fecero seri e la voce diventò fredda. — Da oggi voglio esser proprio la padrona.... delle serve: ricorda le tue parole, però, e non venirmi poi a rimproverare se tuo padre....

— Mio padre! mio padre! Ma lascialo in pace, poveretto!

Fu bussato alla porta.

— Avanti, disse Stefano volgendosi e guardando l’uscio.

Anche Maria sporse il capo, ma vista la rossa faccia di Serafina volse ancora le spalle per non adirarsi: e si consolò udendo Stefano gridar rudemente:

— Cosa vuoi?

Con lui Serafina non alzava la voce, quindi gli rispose sommessa e rispettosa:

— C’è il Porri che la vuole.

Egli non aveva ragione alcuna per rendersi invisibile al suo grosso dipendente, ma per pigliarsela in qualche modo con Serafina disse: