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cielo turchino, — fu introdotto nella ruota un cartoncino nuziale:

Nob. Stefano Arca
Maria Arthabella Arca
oggi sposi

Sull’altro lato, nel tenue splendore eburneo del cartoncino, sotto una corona d’oro, un M e un S d’oro s’intrecciavano in tenace amplesso d’amore felice.

Silvestra cercò di non meravigliarsi, di non scandolezzarsi e neppure sdegnarsi per l’infrazione dei suoi al desiderio e al voto suo di non aver notizie mondane.

— Forse è stata Maria a metterlo, pensò, e respinse il cartoncino.

Respinse il cartoncino, ma da quel giorno la tentazione la riprese. Erano lunghe fantasticherie fatte al sole dell’aprile, sulla panchina di pietra del cortile; erano i ricordi che tornavano, era la percezione della morte che si allontanava, dissolvendosi nell’aria voluttuosa delle tiepide notti olezzanti, quando la luna batteva sui lunghi ciuffi di erba nati sul muro, e l’usignuolo, dalle verdi cime del noce, gittava le sue argentee sinfonie ai primi ranuncoli dell’orto.

Che accadeva, oh, che accadeva al di là dei muri gialli incoronati di false gemme? Che ac-