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tarino, tirando in avanti la sottana per inginocchiarsi. Silvestra gli era venuta dietro silenziosamente, portando una sedia, e quando egli si sollevò e, ancor più vermiglio nella rossa luce dell’oratorio, si guardò attorno curioso, con quella sua parrucca color pelo di volpe, con quella sua lunga sottana verdognola, la nipote arrossì nuovamente, e sentì una soggezione, una vergogna indicibile, ricordando i suoi turbamenti di spirito. Ma il vecchio prete Arca era tutta una personalità stranamente suggestiva; mostrava un gran pessimismo contro le vicende del mondo, e convinceva i suoi confidenti a non pensarci più....
Quando Silvestra gli ebbe rivelato il desiderio avuto di ritornare nel mondo e saper di lui:
— Ma cosa ci faresti tu nel mondo? — esclamò egli, sorridendo amaramente, a capo chino. — Oh, benedetto Iddio, cosa puoi tu ritrovare nel mondo? Derisione soltanto e nessun buon profitto della tua debolezza. O tu torneresti per viver semplicemente con i tuoi, pur seguitando a far la monaca di casa, e non sfuggiresti alle cure, ai fastidi, ai dispiaceri domestici, e il contatto della servitù e d’altre persone a cui non potresti sottrarti t’indurrebbero in tentazione: tentazione di pettegolezzi, d’ire, di vanità, menzogne, giudizi temerari, mormorazioni ecc.; o tu torneresti ad esser donna Silvestra Arca, e peggio che peggio. Desteresti