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— Ti ho offeso, Maria? — domandò Stefano, sollevando la fronda, che gocciolò stille di argento. — Che hai?
— Nulla! Mi dispiace solo la tua insistenza. Dici d’amarmi e intanto vorresti farmi del male: non mi offendi, ma mi addolori....
— Senti, Maria — diss’egli dopo un istante: — è mio destino farmi sempre fraintendere. Perchè? Non so; ma forse, sì, è meglio che tu te ne vada, perchè mi sembra che da lontano ci comprenderemo di più. Se non altro, resteremo buoni amici, e tu verrai qualche volta a trovarci, a rallegrare la piccola vecchiaia di nostro padre. Verrai?
— Verrò, — diss’ella, e provava un dolore crescente, un dolore sottile e pauroso.
Rimasero nuovamente silenziosi, imbarazzati come due ragazzini.
— Tu mi fai diventare bambino, — disse, con voce che sembrava naturale, mentre era forzata, — e non mi permetti di spiegarmi come vorrei. Ti scriverò.
— Mai più! — esclamò ella spaventata.
— E perchè? Sei strana.... eppure....
Gli venne in mente che Carlo le scriveva ed ella gli rispondeva: ma non osò dirglielo: solo espresse un ricordo venutogli per concatenazione d’idee.