Pagina:Deledda - La giustizia, Milano, Treves, 1929.djvu/101


— 93 —

dalla dolcezza della rassegnazione, nelle ore più profonde del suo dolore.

Stefano aveva negli occhi tutta l’espressione degli occhi del morto: non era forse qualcosa dell’anima trapassata, che riviveva e riamava?

Maria guardò la verde acqua, e ancor le parve che il canto della cingallegra gorgheggiasse nella muscosa profondità della vasca, ripetendo i dolci versi:

               Ama, riamata: quando s’ama molto,
          La vita è come un delicato fiore,
          Che profuma col suo più dolce odore
          Il vento che i suoi petali strappò!

Ella invece, — si domandò, doveva trascorrere una vita sterile e inutile, consumandosi in un egoistico dolore?

In quel momento Stefano apriva il suo balcone; vedendola, scese nell’orto e la raggiunse presso la vasca: anche su lui l’azzurra e lieta trasparenza del mattino operava una vaga malìa di vita e di speranza.

— Buon giorno, — salutò, avanzandosi senza far rumore.

— Buon giorno! — rispose ella, voltandosi, lievemente imbarazzata.

— Che bella giornata! — esclamò egli, chinandosi per raccogliere una fronda di salice inargentata di rugiada.

— Una bella giornata! — ella ripetè, se-