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dalla dolcezza della rassegnazione, nelle ore più profonde del suo dolore.
Stefano aveva negli occhi tutta l’espressione degli occhi del morto: non era forse qualcosa dell’anima trapassata, che riviveva e riamava?
Maria guardò la verde acqua, e ancor le parve che il canto della cingallegra gorgheggiasse nella muscosa profondità della vasca, ripetendo i dolci versi:
Ama, riamata: quando s’ama molto,
La vita è come un delicato fiore,
Che profuma col suo più dolce odore
Il vento che i suoi petali strappò!
Ella invece, — si domandò, doveva trascorrere una vita sterile e inutile, consumandosi in un egoistico dolore?
In quel momento Stefano apriva il suo balcone; vedendola, scese nell’orto e la raggiunse presso la vasca: anche su lui l’azzurra e lieta trasparenza del mattino operava una vaga malìa di vita e di speranza.
— Buon giorno, — salutò, avanzandosi senza far rumore.
— Buon giorno! — rispose ella, voltandosi, lievemente imbarazzata.
— Che bella giornata! — esclamò egli, chinandosi per raccogliere una fronda di salice inargentata di rugiada.
— Una bella giornata! — ella ripetè, se-