Pagina:Deledda - La fuga in Egitto, 1926.djvu/97


— 91 —

due continuarono a scherzare e ridere. Per dare ragione della sua allegria Antonio disse:

— Se mi va bene un affare che oggi ho cominciato a combinare, oh sì davvero andremo a fare un viaggio a Gerusalemme e ad abitare poi il piano di sopra senza ricevere più in casa questi intrusi d’inquilini che vengono qui per fare economia e si dànno l’aria di baroni.

Si fregò le mani, poi parve ricordarsi di una cosa penosa.

— E farò venire i dottori più famosi d’Italia, per guarire la mamma.

Egli diceva così: la mamma, quando Marga non c’era, con affetto infantile.

— Io credo, — osservò il maestro, — che basti farle cambiare aria: portarla un po’ in montagna, adesso che incomincia il caldo.

— Anche in montagna andremo, nell’Engadina ch’io conosco molto bene e dove ho pure un amico che è padrone di un albergo. Anche lui ha fatto fortuna in modo quasi eguale al mio. Teste matte tutte e due. Serviva con me nella Dogana e faceva l’amore con la figlia di un albergatore, di nascosto dei parenti di lei. Un bel momento è cacciato via dal posto, perchè aveva fatto non so che pasticci. Ebbene, per qualche tempo sparisce, poi si veste da contadina, e si presenta all’albergo offrendosi come donna di fatica. E viene accettato! E per tre