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Dolcemente strappò Ola dalla donna, la strinse a sè, e si accorse ch’ella si nascondeva vergognosa contro di lui. A poco a poco i singhiozzi e gli stridi dell’altra cessarono; a poco a poco ella sollevò la testa come ascoltando un rumore lontano; poi si soffiò forte il naso con le vesti, e d’improvviso sgusciò via strisciando un po’ curva lungo la parete.
Il maestro non disse una parola per trattenerla: solo scosse la bambina e la staccò da sè.
— Non vedi che mi sporchi tutto col tuo moccio? — gridò.
E bastò questo per dissipare la tempesta. Poi tutti tornarono al lavoro.
Il giorno dopo era quello della febbre, e Ornella rimase giù a sorvegliare Marga, mentre il maestro rifiniva le decorazioni del salotto. Ecco attaccato in alto il bordo della tappezzeria, rosso a striscie d’oro, che sembrava di broccato; adesso restava da ritingere lo zoccolo giù in fondo alle pareti, e anche a questo s’era provveduto, con un barattolo di vernice che pareva cioccolata sciolta e dentro il quale Ola frugava con delizia ritingendosi per conto suo le dita e la vestina.
A mezzogiorno tutti e due lavoravano ancora quando salì Antonio per chiamarli a colazione; Ola gli corse incontro destando, come sempre,