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nella scelta della carta fu aiutato da Ola, che ne consigliava una color mattone con fiori d’oro, lo stesso tappezziere disse che la scelta era ottima: il rosso resiste alla ruggine del mare.
I mobili del salottino, ammucchiati nel centro della stanza, furono ricoperti con una grande tela di vele: poi il maestro si confezionò un berrettino di carta, come usano i pittori di pareti, e se lo mise in testa di traverso, suscitando l’allegria di Ola; anche lei ne volle uno, e così, coi riccioli che le scappavano più neri da quella papalina bianca, divenne l’aiutante non del tutto inutile del nonno.
Fu lei che portò su dalla cucina della mamma a quella del piano di sopra un recipiente per preparare la colla, e al momento opportuno si trovò in tasca, poichè il Maestro ne era sprovvisto, un fiammifero per accendere il fuoco.
Egli dispose due lunghe assi sulla tavola da pranzo, ci distese il rotolo della carta alla rovescia, e cominciò a plasmarvi su la colla: e d’un tratto una voce non troppo alta ma calda e di una sonorità contenuta riempì il silenzio dell’appartamento illuminato dalla luce metallica del mare. Così cantano i giovani operai al lavoro.
Ola lasciò cadere il pennello che teneva in mano e rise follemente: poi ammutolì e guardò il nonno come uno sconosciuto. Era proprio lui