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loro felicità la voce della mamma che sgridava Ornella. Tacque però, l’aspra voce, al loro avanzarsi annunziato dal cane che sempre li precedeva; anche il gatto adesso li ricevette inarcandosi sulla porta, e il maestro, che amava molto i gatti, si consolò. Questo qui aveva un faccino prepotente ma bello, con due occhi quasi azzurri che risaltavano meglio sul velluto biondo e bruno del suo pelo.

Piegatosi a carezzarlo il maestro se lo sentì sgusciare di mano come un’anguilla viva, ma previde che presto sarebbero amici.

Un’altra bella sorpresa li attendeva. Sull’asse bianca per impastare la farina, stesi ad asciugare stavano vari reggimenti di un esercito di pallidi agnellotti; e dai fornelli veniva un profumo di sugo che vinceva quello del giardino.

Marga si aggirava per la cucina, piegandosi e sollevandosi di continuo, sempre con qualche oggetto in mano: ancora scarmigliata e con le vesti in disordine pareva si fosse accapigliata con qualcuno, e quando vide il pacchetto e l’involto col pesce che il maestro deponeva sulla tavola s’irritò alquanto, non per il disturbo ch’egli s’era preso, ma perchè i nuovi acquisti turbavano di nuovo l’ordine della cucina: tuttavia ringraziò calorosamente, e se la prese con Ola.

— Tu non dovevi permettere che il nonno si disturbasse: forse invece sei stata tu a condurlo