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sisteva a raccontare il fatto del parricidio, non senza una tinta morbosa, finchè il nonno non cambiò discorso.
— Dimmi una cosa, Ola; è da molto tempo che avete in casa Ornella?
— Eh, da quel dì!
— Ti vuol bene?
— Mi vuol bene, sì, ma mi dà qualche pugno: però faccio da cattiva anch’io; e le metto le patate e le spille nel letto.
— Perchè?
— Così! — disse lei con una smorfia che significava: per il gusto di far del male.
— Non bisogna fare il male a nessuno, — egli cominciò con tono di predica; ma il suono della sua voce gli rinnovò quel senso di angoscia provato sul ponte del molo.
Poi pian pianino se ne tornarono a casa.
A volte Ola gli scappava di mano e nonostante le proteste di lui si arrampicava sui ciglioni del viottolo minacciando di non ridiscendere se non si saliva a prenderla: e poichè le era negata questa soddisfazione veniva giù a precipizio e rimbalzava contro di lui come volesse sfondarlo.
— Tu cominci a prenderti troppa libertà; e sei anche maleducata. Ma penserò io a metterti a posto, penserò.
Era sdegnato sul serio, il nonno; e lei chinò