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ogni tanto si volgeva indietro con paura un poco voluta ma anche sentita: così arrivarono davanti a un cancello di ferro, velato di una rete metallica, che chiudeva il solito viale con in fondo una villetta grigiastra a due piani circondata di alberi. Il luogo pareva disabitato.
— È qui che sta la vecchia, — disse Ola, scuotendo la mano del nonno poichè lui non pareva molto preso dal mistero del luogo.
La villa infatti non aveva nulla di speciale: rassomigliava a tante altre, che si vedono un po’ fuori di mano nei paesi agricoli in riva al mare: un campo con vigna l’accompagnava, vigilato da una casupola di contadini; più in là una smossa zona coltivata a barbabietole completava il fondo.
Ma quello che colpiva l’attenzione di Ola e finì con l’interessare anche il nonno era uno spiazzo erboso a destra della casa, dove tremolavano come in una densa acqua verde le ombre di alti alberi; e fra queste ombre il biancheggiare solitario di alcune panchine di marmo e di due grandi tavole rotonde pure di marmo, la cui nudità fresca, ricamata di foglie cadute dagli alberi, diede al maestro il senso di solitudine e di tristezza che doveva incombere su quella casa abbandonata: e il mistero glielo spiegò Ola, un po’ esitante:
— È una casa maledetta, sai. I figli hanno