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come se passasse una processione con stendardi dorati e luccichio di argenti.
Ola infatti faceva notare al nonno le decorazioni di metallo e gl’intagli di alcune barche nuove: striscie turchine, placche argentate e persino vasi di fiori spiccavano fra il nero di pece del legno; ma quello che a lei più piaceva era un grifo tutto d’oro, con gli occhi rossi, che si sporgeva da una prua e scintillava come un idolo al sole. Ella fece vedere al nonno anche le barche del padre, ma non molto orgogliosa di loro. Erano quattro, piuttosto piccole e antiche, sebbene rimesse a nuovo, laccate di bianco: con le vele bianche sarebbero parse due coppie di colombi, tanto si tenevano strette e unite e si baciavano a vicenda: i loro nomi però, San Giorgio e Nicoletta, Gabbiano e Maria Margherita non s’accordavano che nel colore turchino delle grandi lettere tutte contornate di ghirigori.
Le loro vele, poi, erano semplici, tutte di un colore acceso di zafferano, nuove fiammanti, e denotavano il carattere caldo e ardimentoso del nuovo padrone.
Nel loro interno, come nelle altre barche, i pescatori scalzi e silenziosi, coi larghi piedi di palmipedi umidi di acqua marina e la pelle bruciata dalla salsedine, facevano la cernita del pesce con una rapidità fantastica: in pochi mo-