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grandioso nella sua lineare semplicità; si ha così, in alto, l’infinito, l’immenso splendore del sole, giù, dove il croco si spegne in un colore di creta, la terra che vive di quella luce.
Sulla zona dorata il pittore finisce di dipingere un gallo, con una tinta di melagrana; e anche questo simbolo richiama all’idea il giorno nuovo esultante di speranza e di amore.
E il maestro si sente nel cuore una gioia superstiziosa; poichè tutto oramai ha per lui del simbolico e favoloso.
Lui e gli altri due stettero quindi un bel poco a guardare: anche Birba, il cane, che però sembrava lento a capire il significato della tela e vi si aggirava intorno, innocentemente abbaiando contro il gallo come avesse timore di vederlo balzare vivo dalla cima del pennello, e contro il pennello stesso; finchè il sopraggiungere di un altro piccolo cane lo distrasse; entrambi si corsero incontro, si aggirarono l’uno intorno all’altro fiutandosi, poi si saltarono scambievolmente addosso e cominciarono a rotolarsi