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note squillanti di campanello; poi una voce che gridava jò, jò, con timbro giovanile, fece tacere ogni altro rumore. Gli occhi della bambina si riempirono di luce.

— È il babbo, — disse alzandosi in punta di piedi come per vederlo di lontano. Poi tutta vibrante si accostò al nonno e gli mormorò all’orecchio:

— Vogliamo fargli una burletta? Ci nascondiamo dietro l’uscio, e quando lui entra gli facciamo paura?

Il nonno acconsentì: e di nuovo fu tutto una cosa con lei, dietro l’uscio sul quale Ola premeva la bocca per frenare il suo riso.

Ma il cane che precedeva il padrone minacciò di guastare la burla, quando balzò dentro ansante con la coda in aria, fra l’allegro e il sospettoso; e ispezionata rapidamente la cucina galoppando come un piccolo cavallo bianco con la sella nera, abbaiò contro l’uomo sconosciuto: si accorse però che Ola gli faceva segno di tacere; stette quindi incerto, con la coda e la testa alte, guardando la scena coi suoi occhi umani.

Anche Ornella si degnò di partecipare alla burla.

— Ola non c’è, è andata a spasso con il nonno, arrivato questa mattina, — disse senza voltarsi quando Antonio entrò: e abituato a questi raggiri, egli finse di crederci.