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quando non riusciva a ricordare. E non gli piaceva, sebbene la vedesse straordinariamente attiva e silenziosa, dedita solo alle faccende della casa: quel suo silenzio stesso, animato da un lieve ansare di benessere fisico, e la pienezza dura della persona di lei, e anche un odore animale che spandeva intorno, gliela presentavano come una bella bestia addomesticata.

Ella cucinava senza mai piegarsi sui fornelli un po’ bassi, e pareva guardare con lieve sdegno, dall’alto, le cose che toccava. Ogni volta che la bambina tentava di avvicinarsi la respingeva forte con la palma della mano destra. Ola tornava a rifugiarsi presso il nonno; e stavano lì tutti e due accanto all’uscio silenziosi anche loro, come si conoscessero da anni e si avessero detto tutto.

La sera, fuori, era fresca ancora, buia sotto il pergolato e più in là grigia con qualche sprazzo di chiarore che arrivava dalla casa dei contadini: di là veniva anche un odore di concime che turbava il profumo del giardino.

Quando Ornella cessava di friggere si sentiva il mormorìo del mare, e su questo sfondo di suono opaco e freddo un grillo ricamava già la trina metallica del suo zirlare.

Ma ecco d’un tratto come un improvviso soffio di vento scosse la quiete esterna; s’udì distinto lo schioccar d’una frusta, fra un grappolo di