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tavano di sboccare come un elemento che fa violenza, a romperlo e illuminarlo ci pensò lei stessa, la bambina, battendo con le unghie ai vetri fuori della finestra: la sua vestina rossa incendiò e disperse il grigio dell’ombra, e il suo sorriso ridestò le forze della vita.

Era già notte e il padrone della casa non tornava. Il nonno e Ola lo aspettavano seduti accanto alla porta della cucina, mentre Ornella, dopo aver portato da mangiare all’ammalata, friggeva qualche cosa sui fornelli.

Il maestro si volgeva ogni tanto a guardarla, quasi senza volerlo, con uno sguardo d’istinto come quello che la bambina rivolgeva alle cose e alle persone ancora a lei sconosciute. Quella ragazza che aveva già le forme sviluppate di una donna di trent’anni, con le sue treccie bionde un po’ aspre, come di spighe mature, attorcigliate e quasi legate intorno alla testa forte, la pelle bianca lievemente lentigginosa, le avambraccia piene che rassomigliavano a due anfore slanciate col grande fiore delle mani in cima, gli pareva di averla conosciuta altre volte, dove e